Incredibile a Quarto Grado l'ex procuratore Venditti assolve ancora Sempio (e ne è convinto) - Bimbo News

Incredibile a Quarto Grado l’ex procuratore Venditti assolve ancora Sempio (e ne è convinto)

Nel corso della puntata di “Quarto Grado” di venerdì 20 giugno, su Retequattro è andata in onda un’intervista esclusiva all’ex procuratore di Pavia Mario Venditti che, durante la prima inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, chiese e ottenne per due volte l’archiviazione per Andrea Sempio, l’amico del fratello della ragazza uccisa il 13 agosto 2007, che ora è tornato nel registro degli indagati.

Per il delitto di Garlasco è stato condannato a 16 anni in via definitiva l’ex fidanzato della giovane, Alberto Stasi.

Per la prima volta ospite in uno studio televisivo parla Mario Venditti:

«Risponderò a questa domanda e a tutte le altre che mi farà, ma voglio fare una piccolissima premessa. Non mi sono mai occupato delle indagini su Stasi, erano indagini della Procura e del Tribunale di Vigevano»

Lei si è occupato, ha fatto un’inchiesta su Andrea Sempio.?

«Su Andrea, sì».

Ma perché adesso ha deciso di venire in televisione?

«Innanzitutto, la ringrazio per avermi invitato e la ringrazio perché in una recente intervista che è stata un po’ un agguato, un’intervista un po’ rocambolesca di una sua simpatica collega, alla fine ho fatto riferimento a una serie di anomalie che non ho dichiarato. Delle vicende di cui mi sono occupato».

Diciamolo perché a casa magari è sfuggita. A questa giornalista che l’ha fermata per strada ha detto che in questa storia ci sono delle anomalie, non quelle che pensate voi, ma anomalie che non dirò nemmeno sotto tortura. Noi non la torturiamo, però spero che lei ce le dica. Quali sono queste anomalie?

«Adesso le diciamo. Era solo per non alimentare le polemiche. Però, visto che sono trascinato per i capelli nelle polemiche, e va bene, e visto che lei mi ha invitato, la ringrazio. Quali sono le anomalie? E allora… dobbiamo iniziare dalla prima archiviazione. Voi avete già un bellissimo servizio, avete già fatto una sintesi di tutta la vicenda di cui mi sono occupato»

La prima archiviazione di Sempio?

«La prima archiviazione su Sempio, il primo procedimento contro Sempio».

Facciamo un passo indietro, lei nel 2016 si occupa di Andrea Sempio perché riceve dai suoi colleghi di Milano, dalla Procura Generale, il fascicolo della denuncia della mamma di Stasi che dice che il figlio non c’entra, probabilmente c’entra questo ragazzo. Allegato a questo fascicolo ci sono tutte delle attività investigative difensive della difesa di Stasi dove dicono: il DNA raccolto di questo ragazzo dimostra che lui era sulla scena del crimine

«E qui la prima anomalia. La denuncia della madre di Stasi contro Sempio viene depositata inizialmente presso la procura generale di Milano, il procuratore generale Roberto Alfonso. Il procuratore generale, che è il titolare dell’azione di revisione e che potrebbe svolgere accertamenti ai fini della revisione per poi chiederla alla Corte d’Appello di Brescia, mi trasmette alla procura di Pavia copia di questa denuncia per quanto di competenza. Contemporaneamente manda questa stessa denuncia alla Corte d’Appello di Brescia».

Per la revisione?

«No. Per quanto di competenza anche a Brescia».

Non ci perdiamo però nelle questioni procedurali…

«No, questo è importante. Non l’ha mandata per la revisione. Tant’è vero, andiamo alla fine, la Corte d’Appello di Brescia dichiarerà il non luogo a procedere perché dice: io non so che cosa fare. Io sono competente per la revisione ma nessuno mi ha chiesto la revisione della sentenza della Cassazione passata in giudicato».

Usiamo termini semplici. Nella prima indagine vengono fuori delle intercettazioni di Sempio che rilette oggi fanno venire un po’ i capelli dritti. Tipo quando lui dice: ‘Penso che i PM siano abbastanza dalla mia parte’, oppure dice al padre: ‘Ne abbiamo cannata una’, riferendosi a uno scontrino. Sembra quasi che qualcuno abbia suggerito a Sempio le domande. C’è una sorta di protezione?

«Risponderò subito a questa domanda, ma bisogna tornare alla mancata revisione. Perché sulle indagini su Sempio del 2017 pesava e pesa ancora oggi come un macigno il giudicato della Cassazione. La sentenza della Cassazione confermava quella della Corte d’Appello di condanna. La sentenza di condanna, che non permetteva di indagare. È importante, perché dice due cose: l’autore dell’omicidio è uno solo, ed è Alberto Stasi. E da lì, in assenza di revisione, non si può uscire».

Restiamo sulla prima indagine. Emergono queste intercettazioni. Perché non le avete valutate come elementi dubbiosi?

«Noi non abbiamo fatto solo le intercettazioni. Abbiamo fatto un’indagine completa, esaminando tutti gli atti, processuali e no. Abbiamo sentito testimoni. E da tutto questo, compreso le intercettazioni, non emergevano elementi contro Sempio, né per procedere né per prorogare le intercettazioni».

Però ‘ne abbiamo cannata una’, sembra che qualcuno lo guidasse…

«Se ne dicono tante. Possono essere sfoghi, rassicurazioni. Diceva che c’erano PM dalla nostra parte? Io non sono mai stato dalla parte degli indagati, mai».

Un’altra cosa. A un certo punto la Procura di Milano indaga su un presunto stalking ai danni dell’avvocatessa di Stasi. I carabinieri scrivono che sull’omicidio di Chiara Poggi ci sono elementi nuovi. Lei riceve quest’informativa il 9 luglio 2020 e in 21 giorni archivia. Chiede al suo genetista di rispondere alle critiche, ma non interpella un altro esperto. Perché?

«Lei dice 21 giorni. Io avevo deciso in 21 secondi. E ora le spiego perché. È una grossissima anomalia».

Riceve un’informativa con dubbi forti su Sempio e archivia subito?

«Le informative erano due. Una del 2018, che chiudeva lo stalking senza colpevoli. La seconda, del 2020, riprendeva la prima. Quando la leggo, mi si rizzano i capelli. Perché? Perché ripete esattamente i capitoli della sentenza di appello e di Cassazione. I carabinieri non avevano fatto indagini nuove, ma criticavano sentenze passate in giudicato. Non è compito loro, tra i compiti della polizia giudiziaria non c’è quello di criticare le sentenze, tanto più se si tratta di sentenze passate in giudicato. Il compito della polizia giudiziaria è quello di fare indagini e di portare al pubblico ministero i risultati delle indagini e questo non l’hanno fatto. Hanno rivalutato elementi che già c’erano e che erano già stati valutati dai giudici, dalla Corte d’Appello e dalla Cassazione. Questo non è corretto ed è anomalo»

Lo avranno fatto perché qualcosa mancava…

«La prova del nove? E’ data da questo, se il PM di quell’indagine, Alberto Nobili, che ha ricevuto l’informativa nel 2018, avesse ravvisato elementi nuovi che scagionavano Stasi e che incastravano Sempio, avrebbe dovuto aprire un nuovo procedimento. Non lo ha fatto. Anche lui ha valutato negativamente quegli elementi».

Andrea Sempio c’entra qualcosa con questo omicidio?

«Assolutamente no».

Tuttora lei pensa questo?

«Assolutamente sì».

Quante persone c’erano sulla scena del crimine?

«Secondo la sentenza della Cassazione, una sola».

E secondo lei?

«Una sola».

L’hanno criticata anche perché è presidente del Casinò di Campione d’Italia. Com’è che un magistrato un giorno si occupa di giustizia e il giorno dopo di gioco d’azzardo?

«Il 9 luglio 2023 sono andato in pensione, a 72 anni. Il sindaco di Campione cercava una figura istituzionale e giuridica. Io rispondo a entrambe le caratteristiche».

Ma lei gioca?

«Assolutamente no! Ma il Casinò è in concordato e con tanti problemi giuridici. Ci vogliono competenze anche legali».

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